Il mio intervento in Aula

Signor Presidente,

Chi mi conosce sa che ho sempre interpretato il mio ruolo di esponente dell’opposizione politica a questo governo in termini costruttivi, con l’obiettivo di fare sempre e comunque il bene della Sicilia.

Ed è per il bene della Mia Terra che oggi Intendo con forza rappresentare le ragioni di un dissenso politico, netto e forte, rispetto al modo con cui è stata gestita, fin qui, l’emergenza pandemia.

Certamente ricordiamo tutti i mesi drammatici del Lockdown, ansia e di preoccupazione hanno contraddistinto un momento della nostra storia, che probabilmente i nostri figli studieranno sui libri di scuola.

Ricorderemo certamente che quelle sensazioni e quegli stati di inquietudine erano mitigati dalla consapevolezza che la curva del contagio in Sicilia fosse la più bassa d’Italia e che la nostra terra sembrava esser stata in parte risparmiata, seppur in parte, dagli effetti devastanti del virus, non certo per merito delle scelte adottate da questo governo.

Ciò aveva, obiettivamente, dato alle istituzioni regionali siciliane la possibilità di lavorare più serenamente alla pianificazione degli interventi di lotta e di contrasto alla diffusione del COVID, pianificando, senza l’ansia dell’emergenza vissuta da altre regioni, la fase della ripresa e della fuoriuscita dalla pandemia.

Oggi possiamo affermare profonda amarezza, che quel vantaggio è stato, nei fatti, gettato alle ortiche, a causa di scelte per certi, versi schizofreniche adottate da questo governo.

Basti ricordare la gestione a dir poco improvvisata della scelta della realizzazione dei cosiddetti ospedali covid; questione che, fra polemiche, improvvisazioni e contorsioni varie, oggi denuncia in tutta la Sicilia ritardi drammatici, che stanno letteralmente mettendo in ginocchio il sistema sanitario regionale.

Le mie non sono parole. Vi riporto un esempio concreto:

Reparto COVID di Ribera: Solamente adesso, il commissario attuale ha dato un evidente accelerazione al completamento dei lavori per attrezzare il reparto. Solamente negli ultimi giorni. Appare chiaro che si sono persi mesi. E’ da Marzo che sapevamo che dovevamo attrezzarci, e non lo abbiamo fatto. Anzi, NON LO AVETE FATTO.

 Ricordo ancora come nei mesi passati, da questo scranno, avevo chiesto di pensare ad un reparto di malattie infettive e di pneumatologia per sopperire alle mancanze strutturali della sanità in provincia di Agrigento. Anche in questo caso, l’appello è caduto nel vuoto

Ma gli errori non finiscono qui. Basti pensare alla totale assenza di efficaci misure di controllo e vigilanza del territorio per tenere sotto controllo la curva del contagio, scongiurando il potenziale diffondersi del virus nei principali luoghi aggregazione sociale.

Basti pensare alla gestione, a dir poco irresponsabile e dilettantesca della stagione estiva ed in ultimo delle festività natalizie, laddove sono stati sperperati in modo folle i sacrifici fatti dai siciliani nei mesi della chiusura totale.

In ultimo, basti pensare all’imbarazzante ping pong con il governo nazionale, sull’ attribuzione dei colori delle emergenze di queste ultime settimane; che il governo regionale e il suo presidente si trovino in uno stato di totale confusione, lo dimostra il fatto che, nel giro di 48 ore, Musumeci sia passato dalla annuncio di una possibile chiusura totale della Sicilia, facendo balenare l’attivazione di misure ancora più rispettive della cosiddetta zona rossa, all’ipotesi, ventilata nelle ultime ore, di tornare addirittura alla zona arancione!

Signor presidente, ci renderemo facilmente conto del fatto che tutto questo genera un quadro confusionario e destabilizzante nella gestione della emergenza pandemica; e la cosa più grave è che le conseguenze devastanti di questa gestione incerta e balbettante saranno pagate dai siciliani, i quali sono giunti (io temo) ad uno stato di totale e saturazione e di incontrollabile insofferenza, rispetto ad una classe politica e dirigente che ha dimostrato di non essere all’altezza di gestire e governare una crisi che non ha eguali nella storia moderna.

Certamente adesso Lei, Sig. Presidente, difenderà con artifizi dialettici, che le sono consueti, il suo governo, sostenendo che la sanità in Sicilia è disciplinata dall’ordinamento nazionale sanitario e, cosa più importante, da una centralizzazione della gestione delle risorse finanziarie.

Ma è proprio questo, a mio avviso, il centro del fallimento del suo operato: giacché è proprio per questa ragione che la regione oggi dovrebbe aprire un confronto con lo Stato, al fine di ridefinire la misura delle risorse che, dal fondo sanitario nazionale, vengono assegnate e trasferite alla Sicilia, con un conseguente sovraccarico per quota della finanza regionale.

Come vede, il tema della finanza regionale, al di là della buona volontà dell’assessore Armao, il quale prova a portare a casa qualche risultato, privilegiando la politica del compromesso, ed il tema del rapporto con lo Stato sono le questioni politiche centrali, su cui il suo governo si sarebbe dovuto qualificare e non lo ha fatto.

Rendiamo più sicure le nostre scuole, perché non è chiudendo indiscriminatamente che si risolve il problema della diffusione del contagio, ma al contrario rendendo i nostri istituti scolastici più sicuri per i bambini e per i ragazzi che li frequentano.

Rendiamo più sicure le nostre piazze e i nostri luoghi di aggregazione, laddove il diritto alla salute e alla vita, non possono essere mortificati dall’ incapacità nel garantire i principi oggi irrinunciabili del distanziamento sociale.

Signor presidente, oggi non è l’opposizione che giudica il suo operato; oggi il suo operato è all’attenzione del giudizio della storia.

Lei sarà ricordato per le scelte che saprà o non saprà adottare, per l’efficacia delle politiche che saprà o non saprà portare avanti.

Facciamola più bella la Sicilia, ma non con le parole o peggio con uno slogan…. Rendiamo subito gli ospedali più efficienti, perché l’efficienza è l’unica misura della bellezza degli ospedali.