La linea sottile tra realtà e finzione, per i più giovani, a volte, è invisibile. Ma una volta superata, il sipario può calare tragicamente per sempre.

Il sipario, purtroppo, è calato inesorabile sulla giovane vita della bambina palermitana che, per una challenge lanciata tramite un’app, ha oltrepassato rovinosamente quella linea. È l’aberrazione. Un gioco che diventa scenario di una tragedia. Eppure, su quel dolore che grida silenzioso e scuote le nostre coscienze, dobbiamo riflettere. La ferita è ancora aperta ma non sono mancati schieramenti su “internet si e internet no”; grandi oratori che forti della loro rettitudine hanno puntato il dito contro genitori distratti e superficiali; e chi auspica (o tempora, o mores) un ritorno al gioco dell’oca, con tanto di pedine intagliate a mano.

Beh, come sempre, dobbiamo tornare in noi stessi e provare ad imparare da una tragedia che non scorderemo più. Dobbiamo provare ad essere costruttivi, trovare anche in un mondo scivoloso come quello dell’accesso ad internet per mano dei più giovani, spunti utili di riflessione e progresso.

Tenere, oggi, i più piccoli totalmente lontani dalla tecnologia e dalla rete è impossibile; lasciarli da soli, senza armi, in mezzo alla sconfinatezza di quella rete, è, quanto meno, pericoloso. È ai contenuti che dobbiamo tornare, alla moderazione del linguaggio e degli strumenti, al recupero del tempo e della qualità dei rapporti, senza giudizi affrettati e scorciatoie né paracaduti per il quieto vivere.

Il coloratissimo, entusiasmante e movimentato mondo giovanile è sempre stato il mio “luogo” preferito. Il contesto culturale, intellettualmente variopinto e spirituale, che ritengo più sfidante perché è da questo che prende forma, sempre più velocemente, il futuro.

È in questo spazio che il presente diventa passato in un battito di ciglia ed è qui, però, che bisogna mostrarsi vigili e pronti: bisogna esserci, insomma. Bisogna vivere il quotidiano dei ragazzi, fatto oggi di DaD, app, messaggistica istantanea e selfie e, scoprirne paure, debolezze, sfide – sicuramente insensate – per affermare di esistere, di essere qualcuno, di fare parte di un “gruppo”.

Non si può di certo comprendere la scomparsa di una bambina, ma si deve lavorare perché giovani e giovanissimi siano sempre la priorità in ogni agenda politica, siano al centro di misure per istruzione, tempo libero, integrazione, lavoro e libertà di espressione. Lavoro in questa direzione da quando la politica universitaria ha incrociato e travolto la mia vita e lo faccio tutti i giorni, perché sono certo che il futuro si comincia a scrivere dalle prime lettere d’alfabeto, timidamente segnate su un foglio colorato, tra i banchi di scuola.

Buona domenica sì,