Ah la decenza, quello sconosciuto sentimento di decoro, pudore, in armonia con il rispetto dovuto alle esigenze morali e del vivere civile!!!

Da troppi dimenticata, la decenza è la madre della libertà, in ogni sua forma, quella libertà che ha come propria misura la libertà altrui, il rispetto e la convivenza pacifica.

Poi arriva un imbecille qualunque – poco importa sia il Direttore di una testata giornalistica e ne fa carta straccia.

Lungi da me, sia chiaro, sibillare sentimenti di limitazione della libertà di espressione, anzi.

Ma legittimare insulti, parole sprezzanti, rigurgiti razzisti, invocando l’uso della libertà di parola, è come stuprarla.

La bellezza delle parole, la loro efficacia quando sono usate con eleganza e passione, la loro forza se urlate nelle piazze, la loro potenza quando esaltate da giornalisti veri e romanzieri, sono esattamente l’opposto dell’abuso che qualche giorno fa ne ha fatto Feltri.

La sua incontinenza verbale, goffamente legittimata dalla libertà espressiva, è proprio l’aberrazione della libertà d’espressione.

Ricorderei a me stesso che correva l’anno 1861 quando la penisola italiana veniva unificata e il 1870, quando con l’annessione dello Stato della Chiesa, il puzzle Italia veniva quasi completamente terminato, sotto una sola bandiera.

Gli Italiani tutti, da Aosta ad Agrigento hanno fatto grande questo Paese.

E che fa un indecente direttore nel 2020? Prova a dividere questo popolo? Vuole creare spaccature e odio? Certo da uno che era pupillo e possibile Presidente della Repubblica di #magliettanerasalvini e #iosonodonnameloni non ci si poteva aspettare chissa quale grande performance!