Scrivere dell’Europa, raccontare della sua nascita e del suo destino non è affatto facile. Sapere cosa sia diventata oggi è come porsi una domanda la cui risposta non ha definizione precisa. L’Europa è in divenire. L’Europa siamo noi…Noi tutti siamo Europei e facciamo parte di una famiglia costituita da 28 paesi e 500 milioni di cittadini.

Vi siete mai chiesti cosa hanno in comune Oslo e Palermo, Madrid e Varsavia, il piccolo borgo arroccato sulle Alpi e Sambuca di Sicilia? Comune denominatore di tutte queste realtà è un sogno di pace e cooperazione che, come già da qualche domenica vi racconto, è l’Europa.

L’Italia senza l’Europa sarebbe sicuramente più debole, avrebbe meno difese nei confronti delle nuove grandi potenze protagoniste del mondo di oggi. Dopo la seconda guerra mondiale, la nascita dell’Unione Europea ha garantito pace. Sapevate, per esempio, che nel 2012 la UE ha vinto il premio Nobel per la u per aver contribuito alla pace, alla riconciliazione, alla democrazia e ai diritti umani in Europa? Si, è proprio così.

Mosso da un certo entusiasmo nello scrivere questa rubrica domenicale ho fatto qualche ricerca sul perché del nome Europa. Quello che ho trovato è, se non altro, curioso. Europa, per farla breve, era una stupenda giovane donna che prima salì sul dorso di un toro giungendo a Creta, poi fece impazzire d’amore Zeus, dal quale ricevette in dono terre e isole e, infine, divenne la prima regina di Creta. Donna, forte e coraggiosa, con il suo nome si indicano tutte le terre a nord del Mediterraneo e, da lì, prende il nome il nostro continente. Fine.

Sono convinto che, ad oggi, solo un’Europa più unita, più forte, più autonoma nella sua collocazione geopolitica può svolgere un ruolo di equilibrio in un mondo che da multipolare si sta trasformando in frammentato e aspramente diviso. Sovranisti e i populisti, invece, a fronte del disagio di tanti cittadini europei, vogliono distruggere l’Europa, portandoci nel caos e in un vicolo cieco.

La storia europea, nei suoi momenti migliori, si è fondata sull’intreccio, il dialogo, la collaborazione, lo scambio spirituale ed economico tra etnie diverse e patrie diverse. Le chiusure nazionalistiche, tanto più oggi, in un mondo globalizzato, oltre a essere un’illusione sono una sciagura.

Se l’Europa è il nostro futuro e il nostro destino e se va difesa con uno spirito vigile ed orgoglioso, essa va, tuttavia, profondamente cambiata per darle una sua nuova missione nel mondo. Immagino un’Europa leggera nella regolamentazione, rispettosa del principio di sussidiarietà e sovrana nelle materie propriamente federali: politica estera, di difesa e di sicurezza, politica monetaria, sociale ed economica comuni, un bilancio adeguato per la zona euro.

Occorre una svolta strutturale che chiuda definitivamente con la stagione dell’austerità e riparta da lavoro, sviluppo, coesione ed emancipazione sociale. Un’Europa più vicina ai cittadini, che spesso, invece, restano all’oscuro dei meccanismi decisionali e di funzionamento. Spetta a noi difendere e rafforzare le prerogative del Parlamento europeo, valorizzare il suo ruolo di rappresentanza diretta dei cittadini europei, perché imparino a sentirsi protagonisti dell’Unione.

Per il sogno dell’Europa, per quella fascinosa e coraggiosa donna, perché vivesse in pace e nel benessere, si sono consumate guerre e massacri, si sono costruiti muri e qualcuno, oggi, pensa addirittura di poter chiudere il mare (vanagloria di uomini piccoli) eppure, credo, che Europa abbia solo bisogno di chi si prenda cura di lei. E ci si prende cura, dell’Europa come delle nostre case, lavorando quotidianamente senza sosta.

Lo fa chi, ogni giorno, lavora per rendere il proprio piccolo comune siciliano più attraente e competitivo. Sambuca di Sicilia (Borgo dei Borghi 2016) è oggi un’eccellenza del nostro territorio e Leo Ciaccio sta facendo davvero un grande lavoro, per la Sicilia e per la bella Europa. Il lavoro dei Sindaci è una missione quotidiana a servizio di ogni cittadino e dei tantissimi problemi delle comunità. Sono i politici in trincea, quelli che toccano con mano le difficoltà di chi non arriva a fine mese e cerca nelle Istituzioni – nel comune in prima battuta – una risposta concreta. La sua candidatura al Parlamento Europeo è una bella sfida di coraggio e orgoglio siciliano. Una lezione d’amore per la propria terra, che spero il Sindaco Ciaccio possa condurre con l’entusiasmo e la serietà che lo contraddistinguono.