Sono felice di poter scrivere oggi, in questa domenica di festa e approfittarne per porgervi i miei più sinceri auguri.

Penso già alle tavole imbandite, alle corse gioiose dei bambini, alle risate intorno a piatti ricchi e alle cassate così colorate da fare invidia alle teste coronate di tutto il mondo, come se per alcuni momenti il tempo si fermasse. Sono fotografie che sanno di casa e conforto, piccoli momenti di non trascurabile felicità, se Pif me lo concede. I saluti con gli amici al bar della piazza, il passaggio alla pasticceria per i dolci da mettere a tavola e poi finalmente il pranzo, e gli antipasti, i primi e l’immancabile agnello e via a dessert d’ogni fattura… una festa di colori, odori e sapori che sono lo specchio di una Sicilia fantasiosa e originale.

Ma poi – e credetemi è solo un attimo dopo – sono altre le fotografie cui non posso non pensare. Come se nello stesso secondo, forse per quel sentimento Cristiano che ci insegna condivisione e altruismo e che la Croce ci suggerisce, lo sguardo si posa su uomini e donne da tutto il mondo che la croce la portano ogni giorno. Una croce che Papa Francesco ci racconta tutti i giorni con la dolcezza propria dei grandi uomini, scuotendo le nostre coscienze. È fatta di sofferenza, abusi, soprusi, violenza e schiavitù. Una condizione che non possiamo dimenticare e, si badi, non per pulirci la coscienza con parole buone nel giorno della Pasqua, ma per rivendicare quel diritto di libertà e riscatto che è di tutta l’umanità e che da quella Croce ci è stato donato come la cosa più preziosa.

Sono le bambine costrette sulla strada a vendersi per pochi soldi, sono gli uomini e le donne che attraversano un deserto, anche di sentimenti, per raggiungere le coste africane e rischiare la vita in mare, sono i ragazzini delle periferie anche delle nostre città che diventano manovalanza per la malavita. Sono esempi di una società degenerata che miete schiavi tra le fila dell’umanità più fragile.

Oggi è Pasqua e dal calore umano e meritato delle nostre case, credo abbiamo il dovere di pensare a chi sogna e spera di raggiungere un porto sicuro e un sorriso che sappia di futuro.