Nell’immagine sottostante è riportato lo stralcio della corografia con l’indicazione dell’area oggetto dello studio. Voglio utilizzare le osservazioni del presidente del WWF Sicilia, arch. Giuseppe Mazzotta per  sintetizzarvi alcune delle ragioni per cui nell’area individuata non è assolutamente ammissibile che vengano realizzate attività di ricerca e di estrazione mineraria. Per tutte le motivazioni sotto riportate, è divenuto necessario un atto parlamentare nel quale si chiede al Governo di fermare l’iter autorizzativo. In sintesi:

  1. Il territorio individuato è caratterizzato dalla presenza di regimi vincolistici di diversa natura in ragione della specificità naturalistica e paesaggistica dei diversi areali che devono perciò essere preservati da episodi anche minimi di impatti ambientali.
  2. Nella zona perimetrata dalle ricerche si evidenziano diverse aree con tutela di livello 3 il cui regime normativo, introdotto dal Piano Paesaggistico Provinciale, li salvaguarda, per il rilevante pregio ambientale, da qualsiasi attività di ricerca che non sia finalizzata al potenziamento dell’ecosistema vegetale, alla salvaguardia idrogeologica ed al mantenimento dell’habitat con le relative funzioni ecologiche.
  3. Sono, altresì, presenti aree soggette a vincoli forestali ai sensi del D.lgs. 227/01 laddove si evidenziano corridoi ecologici di importanza naturalistica ed ecosistemica la cui salvaguardia permette la conservazione degli habitat e delle specie presenti indispensabili per l’equilibrio ambientale e per l’integrità dei siti.
  4. A questo si deve aggiungere l’ecosistema  del Fiume Platani Alico e del suo paesaggio fluviale ricco di torrenti e di corsi d’acqua che devono essere tutelati con le loro fasce di rispetto di 150 metri così come prescritto dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio ai sensi dell’art.142 del D.lgs. 42/2004.
  5. Sempre nell’area d’interesse ricadono case ed immobili con aspetti aventi valori estetici tradizionali e memoria storica, nonché siti con minerali, fossili e singolarità geologiche significative unitamente ad ambiti con percorsi panoramici e spazi di belvedere che offrono al pubblico spettacoli di vera bellezza naturale che oltre ad essere incompatibili con miniere e forme estrattive sono sottoposte al vincolo paesaggistico secondo l’art. 136 del D.lgs. 42/2004.
  6. Inoltre, esistono diverse aree già censite dall’ARTA come siti interessati da dissesti idrogeologici e perciò inserite nel Piano per l’Assetto Idrogeologico (PAI) con pericolosità P 2. Con il risultato che si presentano vincolati e quindi impossibilitati ad accogliere indagini geognostiche dirette ed indirette.
  7. Come si evince dal progetto preliminare, in alcune zone non protette, per altro alquanto limitate, verrebbero eseguite una o due perforazioni con profondità compresa tra i 50 ed i 600 metri dal p.c. con la possibilità – non è da escludere – “di esecuzione contemporanea di più sondaggi di diverse caratteristiche tecniche specie nelle aree dove è possibile un ritrovamento di strati mineralizzati a profondità modesta” (vedi pag. 11 Cronoprogramma Attività di Ricerca). Senza dire che perforazioni così profonde potrebbero avere ripercussioni sulle falde acquifere di fondo, con riverberi negativi sull’equilibrio idrogeologico sotterraneo.
  8. Un territorio, dunque, che merita assoluta protezione in quanto considerato tra i più fertili della provincia agrigentina proprio perché interessato da colture intensive di alta qualità tra le quali spiccano per importanza economica e commerciale la pregiata Arancia di Ribera che di recente ha ottenuto – unica in Europa – il riconoscimento di Arancia a Denominazione di Origine Controllata (D.O.P.). E poi ancora le Olive della varietà “Biancolilla”, il cui cultivar rientra nella Indicazione Geografica Protetta (I.G.P.) e la famosissima “Fragolina di Ribera” che per la sua fragranza è stata sempre motivo di vanto territoriale, riconosciuta anche come Presidio Slow Food.
  9. Altro motivo di preoccupazione è costituito dalla elevata vicinanza del territorio d’interesse dall’area S.I.C. “Foce del Magazzolo, Foce del Platani, Capo Bianco, Torre Salsa”, che proprio nell’imboccatura della foce del fiume Platani si espande in un corridoio ecologico di particolare rilievo per i siti di “Natura 2000”, che trovandosi a poche centinaia di metri a valle non può che risentire in modo pesante da eventuali attività estrattive di monte.
  10. In ultimo, si sottolinea la estrema vicinanza della perimetrazione riguardante il progetto che nella sua porzione di sud-est quasi ingloba il Laghetto Gorgo, ricadente nel territorio del comune di Montallegro, conosciuto tra le prime oasi naturalistiche dell’Isola, attrezzato per le visite guidate e l’accesso del pubblico a cura della L.I.P.U. Nello specifico, trattasi di un bacino artificiale completamente rinaturalizzato (di proprietà di ESA-Ente di sviluppo agricolo), comprendente diverse tipologie ambientali, che ormai è diventato luogo di svernamento e stazionamento di innumerevoli specie di volatili fra i quali spiccano Cormorani, Svassi, Moriglioni, Morette, Aironi cenerini, Garzette, Nitticore e numerose altre specie.

Per quanto sopra esposto, si ritiene che il progetto debba essere assoggettato alle più rigorose valutazioni
di impatto ambientale, che per le motivazioni sopra esposte non potranno che risultare ostative alla “ricerca per Sali potassici e alcalini “Eraclea” in territorio dei comuni di Ribera e Cattolica Eraclea.”